“Che cosa significa cantare insieme ad altre voci?
E se questo avviene non in una “normale” corale, con testi scritti, spartiti musicali e sotto la guida di un direttore, ma in un gruppo di contadini “padani”, tra montanari che urlano a pieni polmoni, aggrappati alle bottiglie di vino di fumose osterie?
Le vene del collo si tendono allo spasimo; il volto diventa paonazzo; i baffi stillano gocce di vino rosso come sangue; i pugni si serrano nelle tempie. I vetri dell’osteria tremano, gli angusti soffitti rimbombano di energia sonora. Una scossa elettrica attraversa e unifica i cantori, inebriati dal proprio stesso canto.
Non è solo questione di volume, peraltro impressionante, ma del timbro selvaggio, primitivo: è come se la familiarità con gli animali – i muggiti delle mucche, i belati delle pecore, le sveglie dei galli, lo starnazzare delle oche, i fischi delle marmotte… – è come se tutto questo avesse mantenuto viva la ferinità di quelle voci umane.”
In queste frasi – tratte dal libro Grido e controgrido. Il canto popolare raccontato dal di dentro di Diego Anghilante (ed. arabAFenice 2019) – c’è lo spirito del canto popolare spontaneo tipico del Nord Italia, che sopravvive ancor oggi alla frenesia delle mode di questi tempi. Si tratta di una forma di canto polifonico che prevede il “lancio” della canzone con la voce singola del “primo”, che determina in modo naturale la tonalità verso i registri più acuti, e a seguire le altre voci che si fondono in un “secondo”, normalmente ad un intervallo inferiore di terza e, più raramente, una terza linea più bassa con funzione di pedale o di bordone mobile.
Durante lo stage si insegneranno alcuni canti presenti in Piemonte con testi in italiano, piemontese, occitano e francese.
Artisti:
Silvio Peron
Cristina Peron
Mathieu Aymonod